TORINONEOGOTICADDIO …

Simone commented on NUNSEBUTTAGNENTE … peccato …

SCEMPIO A TORINO

Professore, mi perdoni se approfitto della sua pazienza per segnalarle questa “bella” notizia, sperando che possa trovare spazio sul suo blog (e magari se lei conoscesse qualcuno alla soprintendenza, magari uno spiffero nell’orecchio…)

http://blog.messainlatino.it/2011/12/sacro-cuore-di-maria-torino-la-protesta.html

http://sunsalvario.blogspot.com/2011/11/il-sacro-cuore-di-maria-un-capolavoro.html

Adesso pure i monaci e i geometri si mettono a giocare al Ronchamp de noartri. Questa chiesa è un’autentica meraviglia, le foto per quanto ben fatte non rendono giustizia. Aiuto!!!!!!

Grazie per l’attenzione,

Simone

P.S.

“Mi permetto di aggiungere un link con le foto dei primi danni:

Un progetto da “archistar” al Sacro Cuore di

Un intervento da 60.000€, ricavati con una bella speculazione edilizia costruendo parcheggi in prossimità dell’oratorio, mentre l’esterno della chiesa marcisce in preda ai rifiuti e ai cadaveri di piccioni. A voler essere proprio pignoli, poveri e bisognosi cui destinare tali fondi non mancherebbero nel territorio parrocchiale.

S.

Questa voce è stata pubblicata in Architettura. Contrassegna il permalink.

10 risposte a TORINONEOGOTICADDIO …

  1. Simone ha detto:

    Grazie di cuore. Mi permetto di segnalare ai Suoi lettori un’analisi che approfondisce bene il contesto dell’operazione:

    http://fidesetforma.blogspot.com/2011/12/adeguamento-liturgico-torino-i-fedeli.html

    Sul bollettino parrocchiale la triade monastica che regge la chiesa spiega il progetto in questi termini: “Un altro obiettivo importante è quello di riequilibrare il messaggio iconografico riconducendolo verso la centralità del mistero pasquale di Cristo. Per fare questo abbiamo pensato all’immagine dell’Agnello di Dio, scolpita sull’altare e in asse con una nuova croce in metallo dorato sospesa sul fondale e con la grande statua di Maria già esistente.(…) È una croce gloriosa, senza il crocifisso, perché la figura di Cristo è già centrale nell’altare, con l’immagine dell’Agnus Dei.”

    Antimarianesimo ed esposizione della Croce priva della raffigurazione del Cristo con i segni della passione vanno solitamente a braccetto. Conviene tuttavia ricordare quanto affermato da Institutio Generalis Missale Romanum, n.308: “vi sia sopra l’altare, o accanto ad esso, una croce, con l’immagine di Cristo crocifisso, ben visibile allo sguardo del popolo radunato.”

    Andiamo oltre nella descrizione dello scempio: “Formalmente abbiamo immaginato questo luogo come un assemblaggio di volumi semplici, intersecati tra di loro: i parallelepipedi dei gradini in acciaio corten o ferro pre-ossidato, il cubo su cui sta il lettore, la lastra di marmo bianco della proclamazione. Essi si presentano come un agglomerato di elementi chiaramente altri rispetto al contesto dell’architettura del Ceppi; ma è proprio in questa relazione di diversità che essi testimoniano da un lato, la chiara leggibilità dell’intervento, e dall’altro la presa di coscienza della necessità di un adeguamento liturgico, inteso anche come senso di fedeltà al Concilio.”

    La discontinuità, dunque, la rottura, si concretizzano nella disomogeneità stilistica ed estetica, nella dislocazione del bello. Qui, scusatemi se lo dico francamente, ma oltre alla demenzialità dei chierici c’è l’evidente lavorio dell’ideologia, più forte di qualsiasi sensibilità estetica e di qualsiasi aderenza al magistero. Siamo, insomma, alla solita solfa.

    …Corten? Ferro pre-ossidato? Spero davvero di non dovervi mai aggiornare con le foto a progetto ultimato.

  2. memmo54 ha detto:

    “…ma è proprio in questa relazione di diversità che essi testimoniano da un lato, la chiara leggibilità dell’intervento…”
    Fondamentale è distinguere, mostrare che siamo diversi…( implicitamente si intende forse migliori ?) “…altri…”.
    E’ vero ?
    Se ci consideriamo ” peggiori o uguali non vale la pena mettere le mani a qualcosa…un atteggiamento senza “rendimento”: oziosa e vana esercitazione.
    Se ci consieriamo “migliori” è ovvio disfare ciò che è già per farlo “meglio, aderente alla nosta sensibilità (… e si che siamo sensibili..). Abbiamo vissuto in uno schifo di mondo ma non abbiamo il coraggio di dar fuoco a tutto, o forse segretamente non ci conviene: ci mancano, in somma, gli attributi.
    Se, infine, ci consideriamo diversi dovremmo inferire che gli ultimi settanta-ottant’anni hanno introdotto delle novità tali da impedirci, materialmente, di vivere ed operare nei luoghi succitati.
    Eppure i nostri architetti ( ma si potrebbe dire anche politici, scienziati, imprenditori, tecnocrati, vescovi, ecc. ecc….), di fama, punta di diamante della modernità, vivono, spalla a spalla, in scomodi edifici seicenteschi, in risicati tuguri medievali, in ridondanti magioni ottoscentesche: quindi ciò non deve essere un granchè importante: un dettaglio secondario. Ciò sarebbe confermato anche dal fatto che le vecchie città e le vecchie chiese non sono state abbandonate, con disdegno, da alcuno anche se meno “acculturato” (…absit inuiria verbis…) dei precedenti.
    La “condizione di modernità” è come la legge giolittiana: si applica per i nemici; si interpreta per gli amici.
    Ciò che accade anche qui: i fedeli sono, ostensibilmente, i nemici.

    Saluto

  3. S. ha detto:

    La chiesa del Ceppi è del 1887, quando San Salvario era ancora un borgo della prima cintura torinese. Chissà se utilizzarono il cemento armato (il Ceppi era un pionere nel campo) per farla più grande e più bella, un po’ come Fuksas a Foligno.

    Nel 1970, l’edificio si trovò quasi dirimpettaio con il nuovo centro direzionale Fiat di Corso Marconi, due parallelepipedi bianchi e abbastanza anonimi uniti da una passerella di vetro sulla via Morgari, con tutti gli uffici piastrellati da un meraviglioso parquet profumato e “croccante” (per dirla alla Daverio).

    La prima cosa che lo sguardo dell’Avvocato Agnelli incontrava, nel suo ufficio al decimo piano, quando guardava in direzione sud-ovest (e quindi verso le montagne della natìa Villar Perosa) era proprio la guglia dellla cupola del Sacro Cuore di Maria e le due torri campanarie. Data l’attenzione del personaggio ai minimi dettagli estetici, dubito si trattasse di un caso, ma piuttosto di un vezzo romantico, un po’ come le magnolie in fiore che intasavano le scarne aiuole delle palazzine. Del resto, dalle finestre dal lato opposto, la vista dava dritta verso Palazzo Reale

    Nel 2006, si spensero le ultime luci in Corso Marconi (la direzione si era spostata nuovamente al Lingotto già nel 1997). Le palazzine vennero cedute al solito palazzinaro che tagliò le magnolie, smontò la passerella in vetro e (credo) sradicò chilometri quadrati di parquet, senza però intervenire sulla struttura esterna.Ne vennero fuori degli appartamenti “de lusso” con delle minuscole fioriere appoggiate a finestre da uffici, due colossi bianchi paralleli con le minifioriere, la stessa eleganza di bud spencer con una camicia da notte a fiorellini. Purtroppo google maps ha solo foto con l’intervento ancora in corso:

    http://g.co/maps/rpu8q

    A pensarci bene, però, il problema è anche semantico. Pensiamo alla “fraternità monastica” che regge la parrocchia. Ma come fa un MONACO ad essere anche PARROCO? E’ come se il Dalai Lama fosse mandato a fare il funzionario del PCC, o Ghandi il lottatore di sumo. E’ lo stesso ossimoro che genera le fioriere su palazzi uffici malamente riadattati ad appartamenti da angoscia alla Dario Argento, o un bel banco da magellaro in marmo con tanto di agnello scolpito sopra tirato sui denti dei decori floreali del Ceppi.

    Hanno perso il significato delle parole, non sanno nemmeno più loro chi sono.

    • biz ha detto:

      Un paio di cose, incidentalmente:
      1) Ceppi non è stato un pioniere del c.a. a Torino, non più di tutti gli altri architetti di quegli anni, e anche meno di qualcun’altro. Non è in c.a. sono pronto a scommetterci.
      2) la passerella fra gli uffici di Corso Marconi è un intervento recente (primi anni ’90) e fatto successivamente, sembra dunque piuttosto ingannevole rimpiangerne l’eliminazione come se fosse un pezzo di modernariato, contro il “palazzinaro”.

      Nello specifico, direi che sono legittime le note specifiche sull’intervento, non quelle che criticano l’intervento in quanto sacrilegio storico. Se si fosse sempre ragionato così, Roma avrebbe solo ruderi. E per fortuna, non è così.

  4. silviagoi ha detto:

    Già dalle foto emerge il nodo problematico. Finestroni con stelloni di sapore quantomeno massonico, interpretazione fin troppo liberale del messale ed un aspetto estrerno che può parere un po’ poco comune in italia. Un po’, dico, perché architetture eccentriche ne esistono eccome. Ma questo può essere vero solo con un occhio veramente preconciliare…o no? Io pensavo che nel frattempo l’avessero ristrutturata.

  5. makyo ha detto:

    La chiesa del Sacro Cuore di Maria, costruita fra il 1890 ed il 1897, non è in calcestruzzo armato ma in muratura portante, per quanto mi è stato possibile vedere. Un elemento sicuramente in c.a è il grande rosone centrale mentre molte decoazioni esterne sono in litocemento. Probabilmente alcuni interventi di restauro postbellico sono stati esguiti in c.a. Non c’è nulla di massonico in questa chiesa: le finestre non sono “a stelloni”, ma richiamano invece elementi floreali: si possono infatti ammirare le bellissime vetrate con cui sono adornate, alcune delle quali rappresentano gigli o altre specie di fiori, con tanto di corolla, pistilli e quant’ altro.

    Ciò che è più innovativo in questo edificio è la planimetria interna: qui il Ceppi, maestro dell’ eclettismo, s’ ispira probabilmente alla chiesa Santa Maria della Divina Misericordia di Lisbona (forse mai costruita) di Guarino Guarino. Con uno schema geometrico incastra moduli ottagonali, esagonali e pentagonali, creando un spazio interno movimentato e alieno alle rigide volumetrie di molte chiese eclettiche torinesi. I colori dell’ interno, verde e oro uniti a molti echi art nouveau, contribuiscono a discostare questo piccolo capolavoro dalle architettura tipiche dell’ epoca.

    L’ architetto salesiano Vespignani s’ ispirò qualche anno dopo a questo edificio, anzi lo replicò, in tutt’ altre latitudini.
    Infatti esiste una specie di copia del Sacro Cuore di Maria a Buenos Aires, nel quartiere Caballito.
    Si chiama Basílica Nuestra Señora de los Buenos Aires e sia la planimetria interno che i fianchi sono uguali al santuario torinese, i campanili sono molto simili, con guglie ancora più aguzze.

    Ecco alcuni link con foto, video e testi:

    http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=286135

    http://argentinaparamirar.com.ar/verNota.php?n=122

    ————————————————————————————–

    Il progetto di “adeguamento liturgico” rovinerà la coerenza e l’ uniformità dell’ opera di Carlo Ceppi.
    Invito tutti quanti a firmare la petizione online (http://www.firmiamo.it/salviamo-il-sacro-cuore-di-maria-a-torino) e a scrivere lettere al parroco (via Campana 8 10125 Torino) per dissuaderlo dal continuare questo assurdo progetto.

  6. Sarah Rupalanite ha detto:

    Ma è nello stesso tempo, in una sola volta, che si diventa pi grandi di quanto non si fosse prima e che ci si fa pi piccoli di quanto non si diventi”.

  7. f m des Anges ha detto:

    il link per sottoscrivere la petizione contro l’intervento: http://www.firmiamo.it/salviamo-il-sacro-cuore-di-maria-a-torino

  8. Hayden Sudanekre ha detto:

    Genuflessi umilmente innanzi a Te, o Sacro Cuore di Ges , rinnoviamo la no stra consacrazione per riparare tutti gli oltraggi con un accrescimento di fedel t e d amore.

  9. Megan Vosakalo ha detto:

    A tutti quelli che criticano queste legittime e sacrosante richieste vorrei chiedere perchè non sono venuti alla riunione.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.